La ricerca della voce personale che sia in grado di
comunicare e di esprimersi autenticamente è un compito irrinunciabile per l’uomo
e credo che la scrittura possa essere un valido aiuto. L’apprendista se vuole veramente
imparare un mestiere deve mettersi al fianco di un artigiano, osservare come
lavora, ascoltare quello che il capo dice e seguire le sue indicazioni.
Qualsiasi opera d’arte ha un valore alto perché ha richiesto tempo e fatica,
per questo motivo il costo di una statua di marmo fatta da uno scultore è maggiore rispetto a quello di una statua realizzata con lo stampo e il gesso.
Anche la vita è un’opera da compiersi gradualmente e proprio
perché l’essere umano non è un blocco di marmo, la materia o meglio le
potenzialità nascoste, tutto ciò che nella vecchia ma sempre buona metafisica
veniva chiamato con il nome di potenza,
permette di fare un lavoro continuo. Cosa significa questo? Che non ci sono
errori irreparabili, situazioni negative irriformabili, oscurità destinate a
rimanere nella confusione dell’indistinto. Da un errore generalmente si genera rabbia, dispiacere, vergogna e senso di colpa, tutto un insieme di reazioni
che non ci fanno vedere chiaro e ci inchiodano in una fissazione
autoreferenziale che somiglia più alla morte che alla vita. In questo modo infatti si finisce con il diventare giudici implacabili di sé stessi, integerrimi censori di quello che abbiamo fatto. Il moralismo ammazza ogni sorgente di creatività. L’errore invece è nient'altro che un’informazione e una delle più importanti perché consente di correggere la
rotta, di aggiustare il tiro, l’errore è quindi un alleato fondamentale per poter centrare il bersaglio, a patto che si abbia l’onestà di riconoscerlo come tale.
Non si diventa artisti per caso o per destino, per un fatale
accadimento, ma è necessario il desiderio di realizzare qualcosa di autentico e
che sia vero, qualcosa che sia terribilmente disarmante.