giovedì 31 dicembre 2020

# 12 - Artisti per la vita

 

La ricerca della voce personale che sia in grado di comunicare e di esprimersi autenticamente è un compito irrinunciabile per l’uomo e credo che la scrittura possa essere un valido aiuto. L’apprendista se vuole veramente imparare un mestiere deve mettersi al fianco di un artigiano, osservare come lavora, ascoltare quello che il capo dice e seguire le sue indicazioni. Qualsiasi opera d’arte ha un valore alto perché ha richiesto tempo e fatica, per questo motivo il costo di una statua di marmo fatta da uno scultore è maggiore rispetto a quello di una statua realizzata con lo stampo e il gesso.

Anche la vita è un’opera da compiersi gradualmente e proprio perché l’essere umano non è un blocco di marmo, la materia o meglio le potenzialità nascoste, tutto ciò che nella vecchia ma sempre buona metafisica veniva chiamato con il nome di potenza, permette di fare un lavoro continuo. Cosa significa questo? Che non ci sono errori irreparabili, situazioni negative irriformabili, oscurità destinate a rimanere nella confusione dell’indistinto. Da un errore generalmente si genera rabbia, dispiacere, vergogna e senso di colpa, tutto un insieme di reazioni che non ci fanno vedere chiaro e ci inchiodano in una fissazione autoreferenziale che somiglia più alla morte che alla vita. In questo modo infatti si finisce con il diventare giudici implacabili di sé stessi, integerrimi censori di quello che abbiamo fatto. Il moralismo ammazza ogni sorgente di creatività. L’errore invece è nient'altro che un’informazione e una delle più importanti perché consente di correggere la rotta, di aggiustare il tiro, l’errore è quindi un alleato fondamentale per poter centrare il bersaglio, a patto che si abbia l’onestà di riconoscerlo come tale.

Non si diventa artisti per caso o per destino, per un fatale accadimento, ma è necessario il desiderio di realizzare qualcosa di autentico e che sia vero, qualcosa che sia terribilmente disarmante.



venerdì 27 dicembre 2019

# 11 - Divagazioni natalizie



Babbo Natale ha parcheggiato le renne nella stalla, anche per quest’anno cenoni e pranzi natalizi sono stati consumati e digeriti, resta ancora qualche rimasuglio di panettone e di torrone, il grosso del lavoro comunque è stato portato a termine con risultati soddisfacenti. Tuttavia la promessa di appagamento che il Natale ogni anno porta con sé è stata ancora una volta rimandata. Per questo motivo la pancia non totalmente soddisfatta reclama altro e a consolarla arriva l’attesa del grande cenone di capodanno! Riparte così la giostra delle ricette e dei piatti, dei dibattiti tra gli scaffali del supermercato, della ricerca di un posto adeguato dove passare l’ultimo dell’anno, della lista di tutti quelli che parteciperanno al supermegagalattico cenone e tante altre cose di questo tipo.

L’insoddisfazione post-natalizia però non mi pare che sia una questione gastronomica e nemmeno può essere riferita alla tristezza della sera del dì di festa che aveva così tanto abbattuto Leopardi. Una domanda rimane senza risposta nonostante tutte le tradizionali consuetudini natalizie siano state perfettamente rispettate. Alla fine questo bambino che abbiamo ricordato il 25 dicembre chi è veramente? Sembrava che fosse nato per dare una risposta a tutti gli interrogativi e risolvere tutti i problemi. In realtà la sua nascita ha complicato ulteriormente le cose, nel senso che ha reso l’enigma dell’esistenza più grande di quello che già era prima della sua nascita. In poche parole il bambino in questione non ha svelato il mistero ma lo ha reso più grande.



venerdì 15 novembre 2019

#10 - Il mese dei morti


Secondo quanto riportano i documenti a nostra disposizione Lazzaro dopo la sua morte ha passato quattro giorni non si sa dove, mentre il suo cadavere avvolto da bende era stato allungato all’interno di una tomba. Ad un certo momento però Lazzaro è tornato in vita, si può quindi ipotizzare ragionevolmente che sia ancora vivo, dato che nessun certificato attesta la sua seconda morte e non c’è lapide o tomba che segnali la presenza dei suoi resti corporei. Lazzaro quindi potrebbe essere vivo e ci sarebbe di grande aiuto per avere qualche dritta sull’intricata faccenda della morte, questione rognosa e complicata per tutti e per ogni tempo, a partire dall’uomo di Neanderthal, fino all’uomo-google dei giorni nostri.
Ci sono alcuni versi di una poetessa che sicuramente non risolvono la questione ma dicono qualcosa di interessante: la morte arriva sempre dopo, il suo posto non sarà mai il primo gradino del podio, al massimo potrà arrivare solo al secondo.

Non c’è vita
che almeno per un attimo
non sia stata immortale.
La morte
è sempre in ritardo di quell’attimo.
Wisława Szymborska


sabato 31 agosto 2019

# 9 - aforismi


Se vale la pena fare una cosa, falla male!
G. K. Chesterton

    Questo aforisma di Chesterton è stato per me incomprensibile fino a qualche anno fa, oggi ne comprendo meglio la portata e cerco di applicare alla mia vita quanto suggerisce. Cosa significa? Sembra essere un suggerimento per persone sciatte e menefreghiste che non hanno il minimo gusto per i lavori ben fatti.

    Ora, una cosa mi è molto chiara, la stortura che impedisce maggiormente di vivere bene è il perfezionismo, la pretesa rivolta a se stessi di non potersi permettere il minimo errore. Il perfezionista percepisce ogni ammaccatura e ogni intoppo al proprio lavoro come un intollerabile attacco alla propria bella persona, perché per i tipi come lui è matematicamente impossibile incorrere in errori, deviazioni o asimmetrie. Il perfezionista in fondo è un antipatico narcisista.

    Chesterton invece è di tutt’altro avviso, lui dice che se è bene fare una cosa è necessario che quella cosa venga fatta indipendentemente dall’esito che può avere. Se è giusto fare una cosa bisogna buttarsi in quell’opera con tutte le scarpe, i pantaloni e il cappotto, perché se vale la pena farla allora è necessario farla. Spesso l’esito positivo non dipende soltanto dall’impegno di chi si è sporcato le mani ed è per questo che ogni uomo che si mette all'opera è un eroe meritevole della medaglia al valore umano. Egli è come un guerriero che combatte per difendere le persone che ama, il nemico può anche essere più forte di lui e per questo può essere sconfitto, ma tale esito non è da lui minimamente considerato dato che combattere per difendere le persone care è l’unica cosa che vale la pena di essere fatta ed è per questo che la fa senza risparmiarsi. Questo è il giusto significato da attribuire all'aforisma del grande Chesterton.

    L’avverbio che nella traduzione italiana è reso con "male" può essere tradotto anche con "di brutto" o "grandemente" e sicuramente questo è il senso che bisogna dare all'originale inglese badly. Perciò se vale la pena fare una cosa allora è necessario farla di brutto, farla grandemente, con tutto se stessi.

    Domani è il primo settembre, le vacanze sono finite e il lavoro che mi spetta e che vale la pena di essere fatto, attende di essere realizzato così come Chesterton suggerisce: non vuole essere perfetto e impeccabile, ma vuole che io mi ci metta con tutti i miei neuroni, con tutti i miei muscoli e con tutte le mie ossa.
 




domenica 18 agosto 2019

#8 – Conosci te stesso



Nei discorsi tra confidenti e amici, un consiglio che spesso ci sentiamo dire da altri o che noi stessi diamo alle persone che orbitano nel nostro sistema, assume una forma di questo tipo: “Devi essere te stesso e fregartene di tutto il resto”. Essere se stessi che significa?

                L’uomo della Grecia antica che viveva un problema o che non sapeva come risolvere un dilemma, dopo essersi allacciato bene i sandali, si incamminava verso la Focide, alle pendici del monte Parnaso dove si trovava la città di Delfi. In quella città si trovava un grande tempio in cui alcune sacerdotesse lavoravano per conto di Apollo, esse erano aiutate da alcuni sacerdoti che vagliavano le richieste di coloro che giungevano per consultare l’oracolo. Se il poveraccio aveva tutti i requisiti poteva allora accedere nella camera segreta del tempio dove si trovava la sacerdotessa che avrebbe risposto al suo quesito. Il grande tempio di Apollo a Delfi era conosciuto in tutta la Grecia, isole comprese, e chi giungeva in quel posto, prima di iniziare tutta la trafila che lo avrebbe condotto al cospetto della sacerdotessa poteva ammirare estasiato la meravigliosa struttura architettonica dell’edificio. Sull’architrave del portale del santuario campeggiava, a caratteri grandi, una delle celebri massime attribuita ai sette sapienti che diceva: conosci te stesso. Questo era dunque il  primo suggerimento che riceveva il pellegrino giunto a Delfi e se non gli veniva consentito di porre il suo quesito direttamente all’oracolo, quella massima che aveva letto sull'ingresso del grande tempio,sicuramente gli sarebbe stata di grande aiuto per trovare la soluzione ai suoi dubbi esistenziali. Se il consiglio che spesso diamo noi (Sii te stesso) non si sa bene cosa significhi, “conosci te stesso” invece suona come un invito a iniziare un’avventura.

                Ecco il punto, noi vogliamo essere noi stessi e consigliamo agli altri di fare altrettanto, ma prima di essere chi siamo bisognerebbe capire chi siamo, oppure un’altra possibilità sarebbe quella di partire dall’interrogativo del pastore di Leopardi che si chiede: ma io che sono? Si tratta di una domanda enorme e vale la pena di vivere per cercare la risposta. Una risposta facile, chiara e immediata suona falsa alle mie orecchie, anche le persone più intelligenti e gli spiriti più elevati, avrebbero difficoltà nel darla. Credo che la migliore risposta da me sentita a questa domanda sia: “Boh”, oppure quest’altra che forse è migliore: “Wow”.

                Persino il filosofo Benedetto Croce era in difficoltà quando doveva scrivere di se stesso, in una pagina di diario dice: la verità è che io non saprei scrivere di me come individuo, delle mie intenzioni, azioni e sentimenti, senza urtare in due e contrari pericoli: l’accusa sistematica e la sistematica apologia. Certe volte, mi vedo tutto in nero: certe altre volte, tutto in bianco.

Una cosa è certa, tutte le risposte che ci diamo da soli quasi sicuramente sono errate, meglio seguire l’esempio dell'antico uomo greco che non aveva la pretesa di una risposta immediata, ma si metteva pazientemente in cammino per lunghi giorni verso Delfi. Un consiglio però mi sento di darlo, al giorno d'oggi non conviene dirigersi proprio a Delfi, quella città ormai è diventata un museo, la pietra dell'oracolo è stata messa sotto una teca di vetro e le sacerdotesse sono state tutte licenziate, bisognerebbe quindi trovare un'altra meta.

venerdì 9 agosto 2019

# 7 - L' inconcepibile universo


   L'Universo, com'è già stato notato in altre sedi, è un posto maledettamente vasto, cosa che, per amore di un'esistenza quieta, la maggior parte delle gente finge di non sapere.
   Molti sarebbero anzi pronti a trasferirsi in luoghi ancora più piccoli di quelli che riescono a concepire con la mente, e di fatto non sono poche le creature che lo fanno.

Duglas Adams, Guida galattica per gli autostoppisti, Milano, Mondadori 2019, p.232




sabato 13 luglio 2019

# 6 - Il mistero che resta


Tutto quello che l'uomo, pensa, scrive e costruisce serve a rendere più chiaro il mistero che tale resta.


# 12 - Artisti per la vita

  La ricerca della voce personale che sia in grado di comunicare e di esprimersi autenticamente è un compito irrinunciabile per l’uomo e cre...