domenica 18 agosto 2019

#8 – Conosci te stesso



Nei discorsi tra confidenti e amici, un consiglio che spesso ci sentiamo dire da altri o che noi stessi diamo alle persone che orbitano nel nostro sistema, assume una forma di questo tipo: “Devi essere te stesso e fregartene di tutto il resto”. Essere se stessi che significa?

                L’uomo della Grecia antica che viveva un problema o che non sapeva come risolvere un dilemma, dopo essersi allacciato bene i sandali, si incamminava verso la Focide, alle pendici del monte Parnaso dove si trovava la città di Delfi. In quella città si trovava un grande tempio in cui alcune sacerdotesse lavoravano per conto di Apollo, esse erano aiutate da alcuni sacerdoti che vagliavano le richieste di coloro che giungevano per consultare l’oracolo. Se il poveraccio aveva tutti i requisiti poteva allora accedere nella camera segreta del tempio dove si trovava la sacerdotessa che avrebbe risposto al suo quesito. Il grande tempio di Apollo a Delfi era conosciuto in tutta la Grecia, isole comprese, e chi giungeva in quel posto, prima di iniziare tutta la trafila che lo avrebbe condotto al cospetto della sacerdotessa poteva ammirare estasiato la meravigliosa struttura architettonica dell’edificio. Sull’architrave del portale del santuario campeggiava, a caratteri grandi, una delle celebri massime attribuita ai sette sapienti che diceva: conosci te stesso. Questo era dunque il  primo suggerimento che riceveva il pellegrino giunto a Delfi e se non gli veniva consentito di porre il suo quesito direttamente all’oracolo, quella massima che aveva letto sull'ingresso del grande tempio,sicuramente gli sarebbe stata di grande aiuto per trovare la soluzione ai suoi dubbi esistenziali. Se il consiglio che spesso diamo noi (Sii te stesso) non si sa bene cosa significhi, “conosci te stesso” invece suona come un invito a iniziare un’avventura.

                Ecco il punto, noi vogliamo essere noi stessi e consigliamo agli altri di fare altrettanto, ma prima di essere chi siamo bisognerebbe capire chi siamo, oppure un’altra possibilità sarebbe quella di partire dall’interrogativo del pastore di Leopardi che si chiede: ma io che sono? Si tratta di una domanda enorme e vale la pena di vivere per cercare la risposta. Una risposta facile, chiara e immediata suona falsa alle mie orecchie, anche le persone più intelligenti e gli spiriti più elevati, avrebbero difficoltà nel darla. Credo che la migliore risposta da me sentita a questa domanda sia: “Boh”, oppure quest’altra che forse è migliore: “Wow”.

                Persino il filosofo Benedetto Croce era in difficoltà quando doveva scrivere di se stesso, in una pagina di diario dice: la verità è che io non saprei scrivere di me come individuo, delle mie intenzioni, azioni e sentimenti, senza urtare in due e contrari pericoli: l’accusa sistematica e la sistematica apologia. Certe volte, mi vedo tutto in nero: certe altre volte, tutto in bianco.

Una cosa è certa, tutte le risposte che ci diamo da soli quasi sicuramente sono errate, meglio seguire l’esempio dell'antico uomo greco che non aveva la pretesa di una risposta immediata, ma si metteva pazientemente in cammino per lunghi giorni verso Delfi. Un consiglio però mi sento di darlo, al giorno d'oggi non conviene dirigersi proprio a Delfi, quella città ormai è diventata un museo, la pietra dell'oracolo è stata messa sotto una teca di vetro e le sacerdotesse sono state tutte licenziate, bisognerebbe quindi trovare un'altra meta.

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