Nei discorsi
tra confidenti e amici, un consiglio che spesso ci sentiamo dire da altri o che
noi stessi diamo alle persone che orbitano nel nostro sistema, assume una forma
di questo tipo: “Devi essere te stesso e fregartene di tutto il resto”. Essere
se stessi che significa?
L’uomo della Grecia antica che
viveva un problema o che non sapeva come risolvere un dilemma, dopo essersi allacciato bene i sandali, si incamminava verso la Focide, alle
pendici del monte Parnaso dove si trovava la città di Delfi. In quella città si
trovava un grande tempio in cui alcune sacerdotesse lavoravano per conto di
Apollo, esse erano aiutate da alcuni sacerdoti che vagliavano le richieste di
coloro che giungevano per consultare l’oracolo. Se il poveraccio aveva tutti i
requisiti poteva allora accedere nella camera segreta del tempio dove si
trovava la sacerdotessa che avrebbe risposto al suo quesito. Il grande tempio
di Apollo a Delfi era conosciuto in tutta la Grecia, isole comprese, e chi
giungeva in quel posto, prima di iniziare tutta la trafila che lo avrebbe condotto
al cospetto della sacerdotessa poteva ammirare estasiato la meravigliosa struttura
architettonica dell’edificio. Sull’architrave del portale del santuario
campeggiava, a caratteri grandi, una delle celebri massime attribuita ai sette
sapienti che diceva: conosci te stesso.
Questo era dunque il primo suggerimento che riceveva il pellegrino giunto a Delfi e se non gli veniva consentito di porre il suo quesito direttamente
all’oracolo, quella massima che aveva letto sull'ingresso del grande tempio,sicuramente gli sarebbe stata di grande aiuto per trovare la soluzione ai suoi dubbi esistenziali. Se il consiglio che spesso diamo noi (Sii te stesso) non
si sa bene cosa significhi, “conosci te
stesso” invece suona come un invito a iniziare un’avventura.
Ecco il punto, noi vogliamo
essere noi stessi e consigliamo agli altri di fare altrettanto, ma prima di essere
chi siamo bisognerebbe capire chi siamo, oppure un’altra possibilità sarebbe
quella di partire dall’interrogativo del pastore di Leopardi che si chiede: ma io che sono? Si tratta di una domanda
enorme e vale la pena di vivere per cercare la risposta. Una risposta facile,
chiara e immediata suona falsa alle mie orecchie, anche le persone più
intelligenti e gli spiriti più elevati, avrebbero difficoltà nel darla. Credo che la migliore risposta da me sentita a questa domanda sia: “Boh”, oppure
quest’altra che forse è migliore: “Wow”.
Persino il filosofo Benedetto
Croce era in difficoltà quando doveva scrivere di se stesso, in una pagina di
diario dice: la verità è che io non
saprei scrivere di me come individuo, delle mie intenzioni, azioni e
sentimenti, senza urtare in due e contrari pericoli: l’accusa sistematica e la sistematica apologia. Certe volte, mi vedo tutto in nero: certe
altre volte, tutto in bianco.
Una cosa è
certa, tutte le risposte che ci diamo da soli quasi sicuramente sono errate,
meglio seguire l’esempio dell'antico uomo greco che non aveva la pretesa di una risposta immediata, ma si metteva pazientemente in
cammino per lunghi giorni verso Delfi. Un consiglio però mi sento di darlo, al giorno d'oggi non conviene dirigersi proprio a
Delfi, quella città ormai è diventata un museo, la pietra dell'oracolo è stata messa sotto
una teca di vetro e le sacerdotesse sono state tutte licenziate, bisognerebbe quindi trovare un'altra meta.
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